giovedì 8 marzo 2012

Il leone e gli sciacalli

Il leone ha la sua preda ancora viva tra tra le sue zampe laceranti, il suo morso è come dinamite e ad ogni chiusura dell'articolazione mandibolare esplosioni di sangue arterioso bagnalo lui e la spoglia.
Il sangue venoso defluisce come acqua come a creare un disegno vivo e mutevole sulla terra secca assetata che avidamente se ne appropria.
Gli sciacalli non lontano assistono, il loro odore più vicino a quello della salma che del predatore, appesta l'aria e nella scena assumono la valenza di controsenso, un ossimoro, morti viventi mai stati realmente vivi. Aspettano come a loro la vita ha insegnato ,di godere per secondi, gli avanzi di quello di cui il leone ha fortemente preso posseso facendo della vita della sua preda la sua vita.
Con la colmpeta perdita dell' anima, la forza esuberante con cui il vegetariano si divincolava smette di esitere sciovalndo assieme al suo sangue ingoiato dal terreno e nel felino stanco si fanno spazio nuovi bisogni, bisogni meno violenti e passionali ma bisogni vitali, sete e riposo.
Gli scaicalli già negli ultimi morsi intravedono la loro festa, il carattere subalterno e canino li fa saltare e rincorrersi fino a che il leone non si allontana leggermente e uno sciacallo, il più coraggioso o quello il più affamato, si proietta in direzione del cadavere ma si ferma a pochi metri, solo quando il leone sarà così lontano da potersi ritenere al sicuro incomincerà a mangiare la carne morta.
Così esistono certi uomini e certi altri, che pur essendo tutti bestie e guidati da elle medesime necessità vivono degli altri, degli interessi e della vita in modo diverso ne migliore ne peggiore ai fini base, la differenza sta nel segno sulla terra lasciato.

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